Il disastro di Seveso: cosa resta dell'impianto ex-ICMESA

Dopo il disastro di Seveso: com’è oggi la “Zona A”

Cosa è rimasto e come è cambiata la "zona A" dopo il disastro di Seveso del 1976: sono andata nella zona che a seguito dell'incidente venne avvelenata dalla diossina ed evacuata. Molto tempo è passato e i fiori hanno ricominciato a sbocciare.

Il disastro di Seveso del 1976: una lezione di sicurezza ambientale

Il 10 luglio 1976, una catastrofe ambientale sconvolse la tranquilla cittadina di Seveso, in Lombardia, Italia: presso l’impianto chimico ICMESA (acronimo di Industrie Chimiche Meda Società Azionaria), si verificò un incidente durante la produzione di triclorofenolo, un componente per diserbanti. Alle ore 12:40 circa, per un guasto al reattore A101, una nube tossica contenente diossina TCDD, una delle sostanze chimiche più tossiche conosciute, si diffuse rapidamente e contaminò un’area di circa 18 chilometri quadrati, comprendendo Seveso, Meda, Desio e Cesano Maderno.

Le conseguenze furono devastanti: circa 3.000 animali morirono immediatamente, mentre altre migliaia furono abbattuti per prevenire la contaminazione della catena alimentare. Più di 600 persone furono evacuate, e centinaia soffrirono di cloracne, una grave malattia della pelle causata dalla diossina.

La gestione della crisi fu criticata per la lentezza e inefficacia. Le autorità locali e nazionali impiegarono giorni per informare adeguatamente la popolazione e avviare misure di evacuazione e decontaminazione. Il disastro portò a una maggiore consapevolezza dei rischi chimici e influenzò profondamente la normativa ambientale europea, portando alla creazione della Direttiva Seveso.

Il muro di Seveso: memoria e monito di una tragedia industriale

Il disastro di Seveso del 1976 è uno degli eventi più tragici nella storia industriale italiana e la sua memoria è ancora viva nella comunità locale. L’ICMESA, la fabbrica chimica responsabile della fuoriuscita di diossina TCDD, è stata completamente smantellata nel processo di bonifica e decontaminazione dell’area e tutto quello che resta di questo impianto è un solo muro che, come un muto testimone, ci ricorda di una tragedia che ha cambiato per sempre la vita dei residenti della zona.

Il muro si trova in fondo a Via Privata ICMESA, vicino al complesso sportivo di Seveso, poco distante dal Bosco delle Querce, un parco naturale creato per riqualificare l’area più contaminata. Il muro rappresenta un simbolo tangibile del passato, un ricordo concreto di ciò che accadde ed è anche un monito per le future generazioni sull’importanza della sicurezza industriale e della tutela ambientale.

Il Bosco delle Querce di Seveso

Poco distante dal muro dell’ICMESA, si trova il “Bosco delle Querce”, un parco naturale di grande significato storico e ambientale. Questo parco è stato creato per bonificare e riqualificare l’area che fu più contaminata dalla diossina TCDD (la “Zona A”) a seguito del disastro chimico del 1976. Questo progetto complesso iniziò con la rimozione del suolo contaminato, sostituendolo con terreni sicuri dove successivamente la comunità piantò migliaia di alberi e arbusti.

Il parco si estende su circa 40 ettari e offre diverse aree tematiche e percorsi naturalistici. Tra le specie vegetali presenti, le querce prevalgono come simbolo di forza e resilienza. Oltre alle querce, il parco ospita una varietà di altre specie arboree e floreali, contribuendo a creare un ecosistema variegato e ricco di biodiversità.

In termini di attività ricreative e educative, il Bosco delle Querce offre molteplici opportunità. I visitatori possono passeggiare lungo i sentieri, fare jogging sui percorsi designati e godersi le aree picnic. Questi elementi rendono il parco un luogo ideale per il relax e il contatto con la natura. Inoltre, il parco svolge un’importante funzione didattica, con tabelloni informativi e dedicati alla storia del disastro di Seveso e alla sostenibilità ambientale e il Bosco delle Querce dimostra come una comunità possa trasformare una tragedia in una risorsa preziosa per il territorio, offrendo un esempio virtuoso di recupero ambientale.

Le due colline che custodiscono i ricordi abbandonati

Il 2 giugno 1977, il Consiglio Regionale della Lombardia approvò cinque programmi di intervento per bonificare il territorio inquinato. L’Ufficio Speciale per Seveso fu incaricato della realizzazione, abbandonando l’idea di costruire un inceneritore. Tra il 1982 e il 1984 furono costruite due vasche impermeabilizzate per depositare il materiale contaminato.

La Vasca di Seveso si trova nel Bosco delle Querce, mentre la Vasca di Meda è situata a Meda, a nord, in una zona non recintata del parco. L’ingegnere Lombardi di Locarno progettò la vasca di Meda, il cui progetto fu approvato nel 1981 e realizzato nel 1982. Questa vasca, la prima ad essere costruita, adottò un sistema di quattro barriere per proteggere l’ambiente esterno, simile a quello usato per i materiali radioattivi.

Le vasche contengono terreno rimosso, detriti di demolizione, fanghi, legname, vegetazione e altri materiali. La Vasca di Meda ha una capacità di 80.000 metri cubi, mentre la Vasca di Seveso può contenere fino a 200.000 metri cubi. Entrambe sono dotate di strumenti di controllo per monitorare eventuali perdite, garantendo la salvaguardia del luogo.

Gran parte del materiale contaminato proviene dalla “Zona A”, con uno scavo profondo fino a 46 centimetri. Nella Vasca di Seveso sono depositati anche resti di edifici, oggetti personali, animali morti e attrezzature usate per la bonifica: il Bosco delle Querce conserva i ricordi di chi fu costretto a lasciare tutto il 26 luglio 1976.

La Nascita della Legge Seveso: prevenzione e sicurezza dopo il disastro del 1976

La Legge Seveso, ufficialmente nota come “Direttiva Seveso”, è una normativa europea nata proprio in risposta al disastro chimico di Seveso del 1976. Questo grave incidente industriale evidenziò la necessità di una regolamentazione rigorosa per prevenire e gestire incidenti industriali che coinvolgono sostanze pericolose.

In seguito al disastro, la Direttiva Seveso fu sviluppata con l’obiettivo di proteggere la salute umana e l’ambiente. Essa impone misure di sicurezza stringenti per le industrie chimiche. Inoltre, obbliga le autorità pubbliche a garantire trasparenza e informazione riguardo a questi rischi. Grazie a questa normativa, l’Europa ha migliorato significativamente la gestione dei rischi industriali, riducendo la probabilità di disastri simili in futuro.

Perché Seveso viene chiamata “la Chernobyl d’Italia”?

Seveso è spesso citata come “La Chernobyl d’Italia” perché il disastro chimico avvenuto nel 1976 ha avuto un impatto devastante e duraturo, simile a quello del disastro nucleare di Chernobyl del 1986 avvenuto nell’ex-URSS. Entrambi gli incidenti hanno causato gravi danni ambientali e sanitari, influenzando profondamente le comunità locali e portando a lunghe operazioni di bonifica e decontaminazione.
Qui di seguito ho raccolto i paragoni chiave tra Seveso e Chernobyl:

GRAVI IMPATTI SANITARI:

  • A Seveso, l’esposizione alla diossina TCDD ha causato problemi di salute tra cui cloracne e altre malattie.
  • A Chernobyl, l’esposizione alle radiazioni ha causato un aumento dei casi di cancro e altre malattie legate alle radiazioni.

DEVASTAZIONE AMBIENTALE:

  • L’area intorno a Seveso fu gravemente contaminata, richiedendo la rimozione di ampie quantità di suolo.
  • L’area intorno a Chernobyl, conosciuta come la Zona di Alienazione, rimane inabitabile a causa della contaminazione radioattiva.

EVACUAZIONE E ABBANDONO:

  • Seveso vide l’evacuazione di oltre 600 persone dalle zone più contaminate.
  • Chernobyl causò l’evacuazione di decine di migliaia di persone, l’abbandono della città di Pripyat e dei villaggi circostanti.

LUNGHE OPERAZIONI DI BONIFICA:

  • A Seveso, la bonifica ha incluso la costruzione di vasche impermeabilizzate per contenere il materiale contaminato.
  • A Chernobyl, i lavori di bonifica hanno incluso la costruzione di un sarcofago sopra il reattore danneggiato e la gestione dei rifiuti radioattivi.

CAMBIAMENTI NORMATIVI E CONSAPEVOLEZZA:

  • Il disastro di Seveso ha portato all’adozione della Direttiva Seveso, che regola la prevenzione e la gestione degli incidenti industriali in Europa.
  • Il disastro di Chernobyl ha portato a una maggiore consapevolezza globale dei rischi associati all’energia nucleare e ha influenzato le politiche energetiche di molti paesi.

In sintesi, Seveso è chiamata “La Chernobyl d’Italia” a causa della portata della tragedia, dei danni e delle lezioni apprese sulla sicurezza industriale e ambientale, analoghe a quelle derivate dal disastro di Chernobyl.

Dopo il disastro di Seveso: da ogni tragedia prima o poi nascono i fiori

Mi piace sempre concludere le mie visite in luoghi come questo cercando un monito e un insegnamento da comprendere: dalla mia visita a Seveso, mi rendo conto che da ogni tragedia, prima o poi, nascono sempre i fiori. Il Bosco delle Querce, cresciuto sul terreno una volta contaminato, è la prova vivente della capacità di rigenerazione della natura e dello spirito umano. Questo luogo, trasformato dalla sofferenza in un simbolo di speranza, ci ricorda che anche dalle cicatrici più profonde tutto può sbocciare a nuova vita e bellezza.

Seveso non è solo un ricordo doloroso, ma anche un esempio di come la resilienza e la determinazione possano trasformare il dolore in una rinascita.

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