Canali tecnologici

Cosa sono i “Capelli di Elena” di Chernobyl?

I "capelli di Elena" sono a tutt'oggi una delle distopiche formazioni creatasi tra le macerie dell'esplosione di Chernobyl. Ma cosa sono in realtà? La risposta è molto più semplice di cosa possiate immaginare...

Cosa erano i “capelli di Elena” prima dell’incidente di Chernobyl?

Nei reattori RBMK sono presenti due strutture di protezione detti schermi biologici, uno posto sulla parte superiore UBS (Upper Biological Shield) e l’altro nella parte inferiore LBS (Lower Biological Shield).

L’ UBS è composto da un disco di forma cilindrica con un diametro di 17 metri e uno spessore di 3 metri, dal peso complessivo di oltre 1000 tonnellate. Questa struttura oltre a garantire una tenuta stagna per trattenere eventuali perdite di fluidi o gas dal vessel, in parte funzionava anche da schermo per le radiazioni ma soprattutto la sua funzione era quella di fornire un ottimo scudo termico confinando le alte temperature nella zona del vessel senza farle propagare nella main room.

Realizzato con piastre in acciaio saldate, dello spessore di 4 cm, per aumentare il coefficiente della separazione termica tra la superficie interna ed esterna della struttura, le intercapedini venivano riempite con la serpentinite. Questo minerale, oltre ad aumentare la schermatura termica, è in grado di assorbire in modo molto efficace i neutroni in fuga dal moderatore creando così un ottimo livello di protezione per gli operatori che si trovavano a lavorare nella main room.

Prima immagine: scudo biologico superiore del reattore numero 3 di Chernobyl, gemello del numero 4. Seconda immagine: canali tecnologici.

Nello schermo biologico superiore sono presenti tutti i canali per l’inserimento degli elementi di combustibile, di controllo e di misura, oltre a tutti i canali di raffreddamento diretti ai 4 giganteschi separatori di vapore. I canali sono fissati alle piastre in acciaio con saldature a prova di tenuta di elio e la parte superiore dei canali è protetta e isolata con dei tappi in acciaio rivestiti internamente con la grafite. Questi tappi formano poi il pavimento presente sopra al reattore.

“Capelli di Elena”: l’origine del loro nome

La notte del 26 Aprile 1986, l’UBS a seguito delle due esplosioni consecutive venne letteralmente rimosso dal suo alloggio e spinto verso l’alto, strappando e portando con se molte parti delle le tubazioni e dei canali tecnologici.

Una parte delle tubazioni e dei canali rimasero attaccati allo schermo, il quale ricadde con tutto il suo peso sopra a quello che ne rimaneva del reattore, arrestandosi con un inclinazione di circa 70° rispetto al piano della struttura, lasciando il nocciolo scoperto direttamente in contatto con l’atmosfera esterna.

Rimasto bloccato in concomitanza del Livello E, dopo l’incidente lo schermo biologico venne poi soprannominato “Componente E” così come i resti intrecciati dei canali del combustibile fuso rimasti ancorati all’UBS vennero soprannominati “Capelli di Elena” per la loro somiglianza ad una matassa di capelli femminili e richiamando l’iniziale di Elena dal livello E in cui si trovavano.

La posizione attuale dei “capelli di Elena”

Ad oggi, a distanza di 35 anni dalla catastrofe che ha investito il polo nucleare di Chernobyl nel 1986, il “Componente E” si trova ancora posizionato in condizioni molto precarie sopra ai resti del reattore, sorretto soltanto dalla massa di detriti che si sono venuti a creare durate l’esplosione. Questa condizione viene costantemente monitorata perché se si dovesse verificare il cedimento della struttura, il pesante schermo scivolerebbe verso il basso aggravando la stabilità precaria della struttura originaria che comunque rimane confinata all’interno del vecchio sarcofago il quale è a tutt’oggi inglobato all’interno dell’NSC, la nuova struttura di contenimento implementata nel 2016, completamente sicura , robusta e che svolge egregiamente il suo lavoro di schermatura.

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