L'antenna del radar Duga di Chernobyl vista da sotto. L'edificio è quello del centro di comando.

Radar Duga di Chernobyl-2: all’interno del centro di controllo

Dal mistero radiofonico all’esplorazione: vado a scoprire il radar Duga, dal suo segnale che ossessionava i radioamatori e fino ad addentrarmi nel suo centro di comando nascosto tra i corridoi bui e labirintici di una struttura leggendaria.

Il “picchio sovietico”: l’enigma radio che attraversava il mondo

Il radar Duga di Chernobyl-2 è una delle strutture più iconiche e misteriose dell’ex Unione Sovietica. Costruito negli anni ’70 vicino a Chernobyl, faceva parte di un sistema radar sovietico per l’individuazione precoce di missili balistici intercontinentali. Con il suo caratteristico segnale radio, soprannominato “Woodpecker” (Picchio) per il suono martellante che interferiva con le comunicazioni radio di tutto il mondo, è diventato una leggenda tra gli appassionati di radioascolto e di esplorazioni urbane.

Durante gli anni di attività, il segnale del Duga era ricevuto da radioamatori di tutto il mondo, che si trovavano improvvisamente interrotti dal suo battito incessante. Molti tentarono di decifrarne la provenienza e lo scopo, alimentando teorie e speculazioni. Per anni, l’origine del “picchio sovietico” rimase avvolta nel mistero, fino a quando il crollo dell’URSS e la declassificazione di alcuni documenti permisero di confermare la sua funzione di radar oltre l’orizzonte (radar OTH). Ancora oggi, l’eco di quel suono persiste nei ricordi di chi, armato di una semplice radio, si imbatteva in uno dei più enigmatici segnali della Guerra Fredda.

Dopo la catastrofe di Chernobyl nel 1986, il sito fu abbandonato, e oggi la gigantesca struttura arrugginita si erge come un inquietante monumento alla Guerra Fredda. Mentre l’esterno è impressionante per le sue dimensioni colossali – con tralicci che si innalzano fino a 150 metri d’altezza e si estendono per più di 700 metri – l’interno nasconde dettagli affascinanti che vengono molto spesso trascurati da chi visita la struttura.

Esplorare il centro di controllo del “Russian Woodpecker”

Per un’appassionata di comunicazioni radio come me, esplorare il centro di controllo del radar Duga di Chernobyl-2 è stato un viaggio nel cuore di uno dei misteri più affascinanti della Guerra Fredda. La prima volta che sono entrata, ho provato un misto di emozione e soggezione: mi trovavo nel luogo da cui era partito quel segnale martellante che aveva ossessionato i radioamatori di tutto il mondo. Ogni volta che vi ho fatto ritorno, l’atmosfera sospesa di questi edifici abbandonati mi ha riportato indietro nel tempo, facendomi immaginare l’epoca in cui questa base era in piena attività.

Ho avuto modo di entrare negli edifici del centro di controllo del radar Duga di Chernobyl-2 per ben quattro volte, esplorandone quasi ogni dettaglio. Addentrarsi negli interni di questo complesso significa immergersi in un mondo congelato nel tempo. L’accesso avviene attraverso un edificio adiacente alle due antenne, tra uffici, sale di controllo e stanze operative un tempo affollate di tecnici e ingegneri. Qui si trovano ancora vecchi pannelli di controllo e tracce della tecnologia sovietica di un’epoca ormai passata. Gli apparecchi originali sono stati tutti portati via nel corso degli anni, ma rimangono decine e decine di rack metallici vuoti, un tempo riempiti di strumentazione avanzata. Le sale operative, ora avvolte dalla polvere e dall’oblio, conservano frammenti di quello che un tempo era uno dei più grandi segreti militari dell’URSS. Le pareti scrostate e i corridoi bui evocano l’operatività frenetica che animava questa base. In alcune stanze, resti di documenti e vecchie strutture raccontano ancora la loro storia.

Uno degli aspetti più suggestivi del complesso del Duga è il contrasto tra la maestosità dell’antenna e il degrado degli ambienti interni e passeggiando tra le stanze, si percepisce la potenza tecnologica di un tempo, ora ridotta a scheletri di ferro e silenzio assoluto.

Percorrendo il labirinto per arrivare al centro di controllo

Il centro di controllo del Duga si trova all’interno di un imponente stabilimento su più piani, che include anche livelli seminterrati completamente bui. Questo luogo è una sorta di labirinto, e senza una conoscenza precisa della sua disposizione, è facile perdere l’orientamento mentre si cerca di arrivare alla stanza del centro di controllo.

La sala di controllo stessa è priva di finestre, un dettaglio progettato per proteggere le operazioni strategiche da interferenze elettromagnetiche. La schermatura della stanza impediva che segnali esterni potessero compromettere il funzionamento dei sistemi interni, garantendo la massima efficienza operativa. Al suo interno, oggi completamente spoglio, un tempo si trovavano postazioni con strumenti di monitoraggio, schermi e pannelli di controllo disseminati di indicatori, pulsanti e interruttori.

Alcuni segni del passato, tuttavia, restano ancora visibili: le tracce delle postazioni di comando e i passaggi cablati un tempo pieni di cavi che trasportavano informazioni sensibili. L’atmosfera claustrofobica della sala, sommata all’oscurità circostante, amplifica il senso di isolamento e mistero che avvolge l’intera struttura, rendendo questo luogo un simbolo silenzioso della Guerra Fredda.

Tracce di un’ingegneria perduta

Nonostante l’abbandono e il saccheggio negli anni successivi al disastro di Chernobyl, all’interno di questo edificio rimangono ancora alcune tracce dell’infrastruttura originale. Le apparecchiature sono state completamente smontate e portate via, ma si possono ancora vedere decine e decine di rack metallici vuoti, che un tempo ospitavano i sistemi elettronici del radar. Sulle pareti, alcuni pannelli istruttivi riportano ancora schemi e indicazioni tecniche, testimoniando la complessità ingegneristica del sito. I passaggi cablati corrono lungo i soffitti e i pavimenti, ormai privi dei cavi che trasportavano dati sensibili tra le varie sezioni della struttura.

Nei corridoi e in alcune stanze isolate, si possono ancora trovare scritture dell’epoca e documentazioni tecniche originali, spesso deteriorate dall’umidità e dal tempo, ma comunque preziose per comprendere l’organizzazione e il funzionamento del sistema. Anche se la tecnologia del radar Duga di Chernobyl-2 è stata smantellata, questi resti continuano a raccontare la storia di un’epoca in cui il colossale radar sovietico rappresentava il massimo della sorveglianza strategica e dell’ingegneria militare.

Un viaggio tra gli echi del passato

Visitare gli interni degli edifici del complesso del Duga non è solo un’esperienza visiva, ma anche sensoriale: il rumore del vento tra le strutture metalliche, il cigolio dei rack metallici e l’eco dei passi nei corridoi abbandonati creano un’atmosfera surreale. Ogni angolo sembra custodire una storia, ogni dettaglio sussurra il passato di un’epoca di tensione e segretezza.

Le immagini che ho scattato e raccolto in questa pagina del mio sito raccontano una delle mie esplorazioni da vicino, mostrando l’essenza nascosta di un luogo che ancora oggi affascina e inquieta. Benvenuti nel cuore del Duga, dove il tempo sembra essersi fermato, lasciando dietro di sé solo il suono lontano del “picchio sovietico”.

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