La torre di raffreddamento del reattore 5 di Chernobyl

La torre di raffreddamento dell'incompiuto reattore 5 di Chernobyl è uno dei luoghi più inquietanti e affascinanti che io abbia mai visto nella mia vita. E' enorme, gigantesco, non puoi capire la sua scala immensa fino a quando non ci entri dentro e guardi in su.

I lavori sospesi della torre di raffreddamento del reattore 5 di Chernobyl

Nell’aprile del 1986, come per la struttura del reattore n°5, anche la realizzazione della sua relativa torre di raffreddamento era quasi conclusa. Subito dopo l’incidente alla quarta unità, i lavori alle unità 5 e 6 vennero sospesi per poi essere definitivamente abbandonati l’anno successivo. Ancora oggi sono presenti le fatiscenti impalcature ancorate sulle sommità della torre, con un diametro alla base di circa 115 metri ed un altezza di 90 metri e la sua imponenza non passa di certo inosservata.

Le torri di raffreddamento a flusso indotto di Chernobyl

Fino ad allora, nelle centrali nucleari sovietiche, come Ignalina, Leningrado, Smolensk e Kursk, il raffreddamento dei reattori veniva effettuato con scambiatori di calore utilizzando direttamente acqua del mare o dei fiumi e una parte del calore veniva utilizzato per processi industriali o teleriscaldamento. 

Visto il maggiore rendimento nello scambio termico tra la fase liquida e quella gassosa che avviene all’interno delle torri di evaporazione, i progettisti affidarono il raffreddamento delle nuove unità 5 e 6 a due imponenti torri di raffreddamento a flusso indotto. 

Nelle torri di evaporazione a flusso indotto la circolazione dell’aria al suo interno è dovuta all’evaporazione della stessa acqua e dalla diversa densità della miscela tra aria e vapore acqueo. Questo processo rende possibile un tiraggio naturale senza doversi avvalere a giganteschi ventilatori elettrici.

Spesso il fumo che esce da queste grandi strutture viene indicato come inquinamento industriale, ma attenzione a non sbagliare, in realtà si tratta soltanto di vapore acqueo.

Il teleriscaldamento di Pripyat la notte del 26 aprile 1986

Alla centrale nucleare di Chernobyl, come ho scritto in precedenza, una parte del calore veniva utilizzato per il teleriscaldamento della città di Pripyat. La notte dell’incidente, tra i tanti problemi, ci fu anche la preoccupazione che in quel momento il teleriscaldamento della città fosse stato affidato proprio all’unità 4: questo avrebbe voluto dire che ci sarebbe stata una possibilità che l’acqua inviata nelle abitazioni fosse stata contaminata da elementi radioattivi.

Fortunatamente dopo i dovuti controlli accertarono che in quei giorni il riscaldamento di Pripyat era stato commutato sull’unità n°3, pertanto non c’era stata nessuna contaminazione del fluido. 

La torre di raffreddamento del reattore 5 di Chernobyl, l’imperfezione del perfetto

E questa struttura è così surreale. Se la guardi da lontano sembra perfetta, liscia, un oggetto solido di eleganti proporzioni geometriche, sembra qualcosa di extraterrestre, nella sua scala sovrumana.

Ma la vita a volte insegna che non tutto è come sembra, no? E così, vista da dentro invece ti rendi conto dei difetti nei suoi muri storti, i blocchi che la formano sono irregolari, impilati quasi in modo precario… alla fine, per quanto enorme possa essere, è pur sempre opera di esseri umani.

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