Un turista nella sala comandi del reattore 4 di Chernobyl.

Il turismo a Chernobyl: l’evoluzione di una meta estrema

Chernobyl, da luogo di tragedia a meta di turismo "dark": un viaggio tra storia, abbandono e rinascita, per conoscere e capire l’evoluzione della location negli anni nel settore del turismo e il suo impatto sulla memoria collettiva globale.

Nel cuore del “dark tourism”

Il turismo a Chernobyl è un fenomeno unico e complesso, che nel corso degli anni si è trasformato da semplice curiosità in una forma di turismo estremamente ricercata, capace di attirare persone da tutto il mondo. Il sito del disastro nucleare del 1986, considerato uno dei più gravi incidenti della storia, è oggi uno dei luoghi più iconici per il cosiddetto turismo “dark” (o “dark tourism”) e “estremo”. Tuttavia, il conflitto in Ucraina ha cambiato drasticamente l’accessibilità della zona, rendendola, al momento in cui scrivo (gennaio 2025), non visitabile. Questo blocco ha interrotto un flusso turistico che, negli anni precedenti alla guerra, rappresentava una fonte significativa di entrate economiche per l’Ucraina e un modo per mantenere viva la memoria della tragedia.

Il turismo a Chernobyl: evoluzione e numeri

Il turismo a Chernobyl ha subito una trasformazione radicale negli ultimi due decenni, passando da fenomeno di nicchia a destinazione globale. La “zona di esclusione” è stata aperta ufficialmente ai visitatori nel 2011, permettendo accessi controllati e autorizzati per chi volesse visitare i resti di Pripyat e il sito del disastro. All’inizio, i visitatori erano pochi e spesso si trattava di curiosi, ricercatori o giornalisti. Tuttavia, l’incremento progressivo delle visite ha avuto un’impennata significativa nel 2019, quando oltre 124.000 persone hanno visitato la zona di esclusione di Chernobyl, quasi il doppio rispetto ai 70.000 visitatori del 2018.

Questo boom è stato catalizzato dall’uscita della miniserie “Chernobyl” di HBO, che ha riacceso l’attenzione globale sulla tragedia e ha amplificato la fascinazione per la zona di esclusione. Gli spettatori hanno percepito la città di Pripyat e la centrale nucleare come luoghi di interesse storico e culturale, luoghi in cui si può osservare il risultato di una catastrofe unica e l’inevitabile decadimento delle strutture abbandonate. Successivamente, operatori turistici locali e internazionali hanno moltiplicato le offerte di tour per rispondere alla crescente domanda, includendo pacchetti personalizzati che coprono sia esperienze brevi di una giornata, sia soggiorni più lunghi con escursioni approfondite.

Nonostante le iniziali perplessità riguardanti le radiazioni, sono stati implementati protocolli di sicurezza per garantire che l’esposizione ai visitatori rimanesse entro i limiti non pericolosi e i turisti devono seguire percorsi prestabiliti e sicuri. Grazie a queste precauzioni, Chernobyl è diventata una meta turistica riconosciuta, non solo per il suo valore storico e la sua unicità, ma anche per la percezione di “sicurezza controllata”.

Tuttavia, a partire dal 2020, il turismo a Chernobyl ha subito un drastico calo a causa della pandemia di COVID-19. Le restrizioni ai viaggi internazionali, i lockdown e la chiusura temporanea di molte attività turistiche in Ucraina hanno ridotto significativamente l’afflusso di visitatori. Le cifre sono crollate rispetto al record del 2019, con una diminuzione di oltre il 70% nel numero di turisti registrati durante il primo anno della pandemia. Questa interruzione ha avuto un impatto economico significativo sia sugli operatori turistici locali che sulle comunità che beneficiavano indirettamente di questo flusso turistico. Nonostante ciò, l’interesse per Chernobyl è rimasto vivo, con molti appassionati che hanno atteso la fine delle restrizioni per poter tornare a esplorare la zona di esclusione.

Impatto del conflitto in Ucraina sul turismo a Chernobyl

Dal 2022, l’invasione russa in Ucraina ha cambiato completamente la situazione: la zona di Chernobyl, situata nel nord del Paese e non distante dal confine con la Bielorussia, è stata occupata dalle forze russe nelle prime fasi del conflitto. Ciò ha portato a una nuova crisi, con danni riportati in alcune aree e un temporaneo innalzamento dei livelli di radiazione causato dal movimento di veicoli pesanti che ha smosso la polvere radioattiva. Oggi la zona è sotto strettissimo controllo e chiusa ai turisti ed è stata interrotta ogni attività legata al turismo. Il ritorno dei visitatori dipenderà dalla stabilizzazione del conflitto e dalla capacità di ripristinare le misure di sicurezza necessarie per garantire l’accesso a un’area tanto fragile quanto simbolica.

Chi visita Chernobyl e perché?

I visitatori di Chernobyl sono molto variegati e comprendono appassionati di storia, urbex (esplorazione urbana), documentaristi, e amanti della fotografia. Molti visitano la zona anche per una curiosità particolare verso il periodo sovietico, attratti dalla storia complessa dell’URSS. Tuttavia, si registra anche la presenza di persone interessate puramente a un’esperienza “estrema” e diversa dalle mete turistiche convenzionali. In questo senso, Chernobyl ha assunto un fascino quasi mitico, dove l’abbandono e la desolazione si mescolano alla bellezza sorprendente della natura che si è riappropriata del territorio, trasformando la zona in una sorta di “santuario” involontario per flora e fauna.

Aspetti culturali del turismo a Chernobyl

Sicuramente il turismo a Chernobyl ha creato nuove opportunità economiche per il paese, le visite organizzate generavano entrate dirette attraverso biglietti e tour guidati, ma anche indirette, attraverso hotel, ristoranti e trasporti nelle città limitrofe come Kiev. Tuttavia, questa “industria” ha suscitato non poche critiche, legate alla “commercializzazione” di una tragedia. Alcuni vedono in questo turismo una forma di “voyeurismo”, un modo di spettacolarizzare una storia dolorosa e sofferta. D’altro canto, molti visitatori e operatori giustificano queste visite come un modo per non dimenticare e rendere omaggio alle vittime, facendo sì che la memoria di Chernobyl rimanga viva.

Un aspetto spesso sottolineato durante i tour è il tributo ai liquidatori, coloro che hanno sacrificato la propria salute, e in molti casi la vita, per mitigare le conseguenze del disastro. Circa 600.000 persone furono coinvolte nelle operazioni di emergenza e pulizia dopo l’incidente del 1986, spesso senza una piena comprensione dei rischi a cui erano esposte. Questi uomini e donne, molti dei quali provenienti da tutta l’ex Unione Sovietica, sono ricordati per il loro incredibile coraggio e il loro ruolo cruciale nel contenere il disastro. Molte guide turistiche enfatizzano l’importanza di rendere omaggio ai liquidatori durante la visita, mostrando memoriali e raccontando storie personali che offrono una prospettiva umana a una tragedia globale.

Nonostante le controversie, il turismo a Chernobyl rappresenta anche un’opportunità educativa, sensibilizzando i visitatori sull’impatto devastante dell’incidente e sull’importanza della sicurezza nucleare. Molti ritengono che conoscere da vicino la storia dei liquidatori e comprendere la portata del sacrificio umano possa trasformare una semplice visita in un’esperienza di riflessione profonda e rispetto per chi ha pagato il prezzo più alto per questa tragedia.

Prospettive future e riflessioni

In un contesto incerto, il futuro del turismo a Chernobyl rimane sospeso. Tuttavia, la sua storia continua a esercitare un’attrazione potente e quando le condizioni di sicurezza lo permetteranno, è probabile che l’interesse verso Chernobyl non si affievolirà, ma anzi possa crescere ulteriormente, sia per il fascino del sito, sia per la nuova storia legata al conflitto. La possibilità di visitare Chernobyl rimane, per molti, un’opportunità di riflessione su eventi che hanno avuto un profondo impatto sull’umanità.

Chernobyl non è solo un luogo, ma un potente monito che ci ricorda quanto fragili siano gli equilibri tra progresso e responsabilità: visitarla, o anche solo conoscerne la storia, significa confrontarsi con il prezzo delle nostre scelte.

In qualità di Affiliato Amazon io ricevo un guadagno dagli acquisti idonei dei prodotti linkati e contenuti in questo articolo del mio blog.

AUTORE DI QUESTO ARTICOLO:

NUOVI ARTICOLI

Un turista nella sala comandi del reattore 4 di Chernobyl.
Storie da Chernobyl
Francesca Dani

Il turismo a Chernobyl: l’evoluzione di una meta estrema

Chernobyl, da luogo di tragedia a meta di turismo “dark”: un viaggio tra storia, abbandono e rinascita, per conoscere e capire l’evoluzione della location negli anni nel settore del turismo e il suo impatto sulla memoria collettiva globale.

Il Bosco delle Querce a Seveso
Storie industriali
Francesca Dani

Dopo il disastro di Seveso: com’è oggi la “Zona A”

Cosa è rimasto e come è cambiata la “zona A” dopo il disastro di Seveso del 1976: sono andata nella zona che a seguito dell’incidente venne avvelenata dalla diossina ed evacuata. Molto tempo è passato e i fiori hanno ricominciato a sbocciare.